WORKS


Libro Mago

Galleria De Crescenzo e Viesti  2013

LIBRO MAGO

è del fiore l’attitudine a rendere invisibile la radice.

Maria Zambrano

Lo straordinario e, al tempo stesso, inquietante caso di imprevista somiglianza tra le figure di una nostra opera e quelle, ad esempio, di una letteraria, accade di rado, ma accade: la coincidenza vertiginosa che imprime alle cose un segno di fatalità. Avvertiamo così una frattura del tempo che trascorre, nell’esercizio di scavo, in sintonia stretta con quanto osserviamo, con quanto crediamo di aver visto, salvo poi scoprirci dominati dal rimosso, dalla sua grazia, che ha la pazienza dell’agguato, l’imprevedibilità della sorpresa. Una materia che credevamo sciolta nel respiro lungo del fare e che si ricompone, adesso, in frammenti di realtà in cui le cose tornano ad essere per sempre nostre al ritmo del suo cuore pulsante. Così per me con il Rilke delle Rose, riletto dopo anni e scoperto magicamente aderente, quasi un ricalco voluto, al dipinto qui esposto e che ne accoglie un verso: Libro Mago, il titolo-testimone d’un modo di stare al mondo ammirati, senza rinunciare alla parola che lo riflette e illumina. Altrettanto vale per l’ideazione della mostra, resa possibile, perchè essenziale, da una inconsumabile passione per la forma ellittica, e soprattutto dalle misure esatte e dal numero di opere disponibili conformi allo spazio. Ci si convince allora della bontà del progetto, approvato, per così dire, dall’alto: da quello stesso sguardo che ci vede percorrere fiduciosi, credendole illimitate, strade d’un complesso labirinto, dove esperiamo tutte le forme del vivere e che di quando in quando, inaspettatamente, ci mostra pure l’aperto.

Giuseppe Salvatori

WORKS


Libro Mago

De Crescenzo e Viesti  – 2013

LIBRO MAGO

è del fiore l’attitudine a rendere invisibile la radice.

Maria Zambrano

Lo straordinario e, al tempo stesso, inquietante caso di imprevista somiglianza tra le figure di una nostra opera e quelle, ad esempio, di una letteraria, accade di rado, ma accade: la coincidenza vertiginosa che imprime alle cose un segno di fatalità. Avvertiamo così una frattura del tempo che trascorre, nell’esercizio di scavo, in sintonia stretta con quanto osserviamo, con quanto crediamo di aver visto, salvo poi scoprirci dominati dal rimosso, dalla sua grazia, che ha la pazienza dell’agguato, l’imprevedibilità della sorpresa. Una materia che credevamo sciolta nel respiro lungo del fare e che si ricompone, adesso, in frammenti di realtà in cui le cose tornano ad essere per sempre nostre al ritmo del suo cuore pulsante. Così per me con il Rilke delle Rose, riletto dopo anni e scoperto magicamente aderente, quasi un ricalco voluto, al dipinto qui esposto e che ne accoglie un verso: Libro Mago, il titolo-testimone d’un modo di stare al mondo ammirati, senza rinunciare alla parola che lo riflette e illumina. Altrettanto vale per l’ideazione della mostra, resa possibile, perchè essenziale, da una inconsumabile passione per la forma ellittica, e soprattutto dalle misure esatte e dal numero di opere disponibili conformi allo spazio. Ci si convince allora della bontà del progetto, approvato, per così dire, dall’alto: da quello stesso sguardo che ci vede percorrere fiduciosi, credendole illimitate, strade d’un complesso labirinto, dove esperiamo tutte le forme del vivere e che di quando in quando, inaspettatamente, ci mostra pure l’aperto.

Giuseppe Salvatori